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Coraggio, impegno civile e amore

Recensione di: Enza Venturelli. Vi racconto il mio Cosimo Cristina

Di Roberto Serafini

2015 Youcanprint

C’è un pezzo di storia italiana, positiva, perché racconta di un giornalismo coraggioso, e negativa, perché inesorabile piomba sul protagonista la punizione per la sua onestà. E poi c’è l’amore, ma non quello melenso e romanzato dei "fumettoni", quello vero di due giovani che desiderano di costruire una vita solida insieme, e che proprio perché vero ci fa sognare ancora di più. Questi sono i due ingredienti più lampanti di Enza Venturelli. Vi racconto il mio Cosimo Cristina.

Ma in questo libro c’è molto di più, c’è ricerca, documentazione, precisione, ma soprattutto c’è il talento di un autentico scrittore. Roberto Serafini conosce bene i tempi e i ritmi della narrazione, riuscendo a non annoiare mai, rendendo amabili i protagonisti delle sue pagine, tanto che al lettore sembrano “di famiglia”. Non si può fare a meno di partecipare alle vicende della coppia, come se ci riguardassero in prima persona. E, in effetti, ci toccano davvero in prima persona sul serio, perché ci accompagnano dentro a fatti della storia del nostro Paese che non possiamo ignorare. E lo fanno invitandoci innanzitutto al coraggio.

“Coraggio” può essere considerata la parola chiave di questo libro.

Cosimo Cristina è coraggioso senza riserve: lo è come giornalista, nel proprio impegno professionale nel denunciare i crimini, e lo è come innamorato che non si tira indietro di fronte alla promessa di un progetto di vita senza date di scadenza, per sempre. Un “per sempre” spezzato dalla sua scomparsa prematura.

A donare una patina antica all’amore tra Enza e Cosimo sono le loro lettere, che ci ricordano quanto, prima delle email, dei messaggini, e delle chat, l’attesa fosse una componente che arricchiva le relazioni. Arrivava una lettera, la si toccava, annusava, apriva con emozione, si leggeva e rileggeva, accarezzando con gli occhi la calligrafia della persona cara, poi si pensava bene a cosa rispondere, si sceglievano il foglio giusto e la penna migliore, spesso si faceva una brutta copia e poi si stendeva con cura, si controllava bene prima di spedire e si aspettava la risposta. Con pazienza, in silenzio. Quel silenzio che cala alla fine del libro di Roberto Serafini, ma solo per fermarsi a pensare, prima di parlare ancora di ciò che Cosimo Cristina denunciava, per continuare noi ogni giorno la sua battaglia civile.

Voto 5/5

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